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Haiku del Richiamo

Il fiore dell'inverno - esegesi di un haiku

"Tra il rimpianto per il passato e l’ansia per il futuro s’apre talvolta, inaspettatamente colta eppure sempre presente, la fenditura dell’essere, ferita primigenia non condizionata dal tempo e dagli eventi. Per il resto passiamo la maggior parte della vita oberati dagli strascichi di ciò che è stato ed affannati verso l’ignoto di ciò che sarà, senza mai renderci conto che persino il presente, senza appigli, non ci è mai appartenuto. Pur non avendo altro da vivere che questo siamo perennemente catturati dai sapori emotivi intrisi delle tonalità psicologiche che ci caratterizzano. Abbiamo fatto nostro, con dedizione, il colore di fondo della nostra tela, quella sulla quale narriamo il nostro essere familiarmente al mondo: il grigio antrace del disprezzo, il nero petrolio della depressione, il bianco ovattato del panico, il verde acido della pretesa ansiogena, il porpora sanguinolento della rabbia, il giallo smorto del disgusto, in una perenne altalena tra brevi emersioni di luce ed impregnanti immersioni in quel bagno di colore che pare dire di noi più e meglio di quanto il nostro cuore possa aspirare.

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Non è cosa semplice districarsi tra le tonalità emotive ed ancor meno semplice è individuare quella che fa da sfondo a tutte le altre, dicendo dello stupore primigenio per l’assurda presenza in questo Universo di un’ansia e di un rimpianto, di un impeto di furia o di una impennata estatica. La fenditura dell'essere si apre qui senza dubbio ma non nel presente che pure di storia è fatto, apparentemente legittimato da una memoria passata e da uno slancio futuro. Sottolineo apparentemente perché tale presente, visto da vicino e con estrema precisione rivela la sua inconsistenza lì dove non è mai possibile cogliere un passato, già stato, al pari di un futuro che ancora non è. Presente rispetto a cosa quindi? Qui dunque s’apre la ferita, così come s'apre nello scintillio di quella fontana decrepita, in una mattina assolata di un Dicembre del Sud, dove il cielo concreto come uno zaffiro staglia al di sotto materia oscura eppure luminosissima. Il fiore dell’inverno si schiude nell’a-storico. Permanendovi a tratti è possibile cogliere quell’ustione a-psichica, lì dove la psiche stessa è fatta di storia, fiamma di uno stupore a volte caldo ed altre gelido, fonte di nostalgia Cosmica, di un richiamo a-umano e nemmeno ancestrale giacché gli ancestri stessi sono la eco di tale scintilla, la memoria simbolica subatomica dell’impatto che questa stessa coscienza vive solo e sempre adesso. Ed anche il "qui” in ultimo è visto dalla terra dell’Essere, assieme a quella fontana e a queste stesse parole. Assieme al tutto.

Autori: Gianni Placido

9788899450151
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